Referendum del 12 giugno 2022: un breve vademecum
Il prossimo 12 giugno saremo chiamati ad esprimerci sui cinque quesiti referendari in materia di giustizia.
A mio personale parere molto difficilmente sarà raggiunto il quorum del 50% degli aventi diritto, votandosi a giugno e in una giornata unica, su tematiche di scarso impatto mediatico. Tuttavia anche questa tornata assume fondamentale importanza, sia perché espressione del dovere civico di cui all’art. 48 della Costituzione sia perché la percentuale di voti a favore o contro i singoli quesiti potrebbe avere importanti risvolti politici.
Cercherò, scusandomi per le inevitabili approssimazioni, di fornire dei sintetici chiarimenti sui singoli quesiti.
1) scheda di colore rosso: con il sì si vota a favore dell’abrogazione della legge Severino. Ad oggi la disciplina prevede l’incandidabilità, l’ineleggibilità e la decadenza automatica per parlamentari, amministratori locali ecc. in caso di condanna, definitiva o non definitiva, per determinati reati. Con l’abrogazione della norma si eliminerebbe l’automatica decadenza dai pubblici uffici e l’incandidabilità sia in caso di sentenze non definitive di condanna che in caso di sentenze definitive. In altri termini si tornerebbe alla disciplina antecedente al 2012, quando era rimessa al Giudice, in caso di sentenza di condanna all’esito del singolo giudizio, la facoltà di applicare anche la pena dell’interdizione, nei casi previsti dalla legge.
2) scheda di colore arancione: con il sì si vuole limitare l’utilizzo delle misure cautelari (carcerazione, arresti domiciliari, obblighi di firma ecc.), eliminando la reiterazione del reato dalle ragioni per cui il Giudice può disporre la custodia cautelare. Secondo i promotori, le statistiche attestano come circa mille persone all’anno vengano incarcerate preventivamente per poi risultare innocenti. Tuttavia, con l’abrogazione della norma vi sarebbe il rischio che i Giudici non possano ricorrere alle misure cautelari anche per determinati reati (ad es. stalking, truffa), il cui disvalore e le necessità di contrasto sono particolarmente sentiti dalla comunità.
3) scheda di colore giallo: secondo la norma attuale sono consentiti quattro passaggi nel corso della carriera di un magistrato dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti o viceversa. Chi vota sì al referendum sceglie quindi di abrogare la norma, optando per l’obbligo di scelta tra essere pubblico ministero o Giudice all’inizio della propria carriera. I promotori ritengono che la “contiguità tra il pubblico ministero e il giudice contraddice l’idea che l’attività della parte che accusa (PM) debba restare distinta da quella di chi giudica”. Gli oppositori ritengono che, all’opposto, il cambio di funzione permetta una migliore visione d’insieme ai magistrati e un arricchimento professionale.
4) scheda di colore grigio: la valutazione sul lavoro dei magistrati è oggi operata dal CSM, sulla base di valutazioni fatte anche dai Consigli giudiziari, dei quali fanno parte anche avvocati e professori universitari in materie giuridiche. Questi ultimi, tuttavia, non hanno potere decisionale sulle competenze dei magistrati, compito questo riservato ai componenti appartenenti alla magistratura. Con la vittoria del sì anche i membri laici dei Consigli (avvocati e professori) potrebbero partecipare attivamente alla valutazione dell’operato dei magistrati.
5) scheda di colore verde: oggi un magistrato che vuole candidarsi al Csm deve raccogliere almeno 25 firme. I promotori vogliono eliminare l’obbligo di raccolta per limitare il peso delle “correnti” (definite dai promotori “i partiti dei magistrati”) e garantire che tutti i magistrati in servizio possano proporsi come membri del CSM presentando semplicemente la propria candidatura.
Spero di esservi stato d’aiuto, benché sia consapevole che tali quesiti, particolarmente tecnici, meriterebbero un approfondimento e un confronto decisamente maggiore.
Avv. Gianluca Ghilardi